domenica 30 giugno 2013

Biografia di Mario Marchisio

Mario Marchisio è nato a Torino nel 1953. Dopo la laurea in giurisprudenza, conseguita all’Università di Firenze, ha compiuto studi letterari e teologici, diplomandosi a Torino presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose. Ha lavorato come insegnante e consulente editoriale. Vive a Firenze. 
La sua opera poetica è raccolta nei seguenti volumi: Versi giocosi e satirici, Joker, Novi Ligure 1999; Il viandante. Poesie d’amore, ivi 2003; La falena sulla palpebra. Poesie gotiche, Mimesis, Milano 2008; Tre giornate. Poesie edite e inedite, Aurora Boreale, Prato 2013.
Fra i libri in prosa, si ricordano: I dialoghi di Incmaro, Edizioni dell’Orso, Alessandria 1999; Teologia a muso duro, Asefi, Milano 2002; La chiarezza possibile, Edizioni dell’Orso, Alessandria 2005; Chi cerca si ferisce, ivi, 2007; Carni scosse. Racconti, Aurora Boreale, Prato 2012; Oboli di Caronte. Narrazioni, aforismi, dialoghi, ivi 2012; Il nòmos della Luce, Achille e La Tartaruga, Torino 2013.
Ha curato una Antologia poetica di Vittorio Alfieri, Fabbri Editori, Milano 1998.

«Atlante in versi» da L'Espresso 18 aprile 2013, pag 95

«Atlante in versi» da L'Espresso 18 aprile 2013, pag 95

sabato 29 giugno 2013

Il nòmos della Luce di Mario Marchisio



Il nòmos della Luce di Mario Marchisio



il libro può essere ordinato a questi indirizzi:



«Dopo aver chiarito, trattandone con sobrietà, il fondamento perenne del monoteismo, Il nómos della Luce smaschera alcune interpretazioni fuorvianti del fenomeno religioso. Se la verità, come scriveva Tertulliano, non ha bisogno di essere difesa, perché è in grado di combattere da sola, lo stesso non potrebbe dirsi del senso religioso che in Occidente trova oggi l'ostacolo forse più agguerrito nel dilagante pregiudizio d'ispirazione laicista e materialista. È dunque legittimo (e lodevole) l'intento che ha guidato Mario Marchisio nella stesura del suo libro: ricercare i segni della perfezione divina senza distogliere lo sguardo dalle imperfezioni umane».

NICOLA BIZZI

lunedì 24 giugno 2013

Tre giornate di Mario Marchisio

Tre giornate di Mario Marchisio


il libro può essere ordinato a questi indirizzi:

«La prima di queste Tre giornate coincide con la contemplazione della follia, della morte e dei loro simboli, evocati e trasposti con veemenza nella gabbia sonora dei versi. Nella giornata successiva, l'orizzonte poetico è assorbito dai trionfi e dalle malinconie della passione erotica, rigorosamente poligamica. La terza e ultima giornata capovolge in chiave sarcastica i temi delle prime due, scatenando un fuoco d'artificio in cui spicca l'uso calibratissimo della metrica, già messa a profitto dal nostro poeta nelle giornate iniziali e qui ripresa in funzione parodica. Giù il cappello davanti a questo sorprendente canzoniere di Mario Marchisio».

 LORENZO MORANDOTTI

Oboli di Caronte di Mario Marchisio

Oboli di Caronte di Mario Marchisio

 il libro può essere ordinato a questi indirizzi:


www.ibs.it 
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«Oboli di Caronte, di Mario Marchisio, è suddiviso in tre sezioni: Carni scosse (racconti), L'anno bisestile (aforismi) e I martiri dell'inferno (dialoghi).
La follia e il soprannaturale, declinato anche nella variante mitologica, costituiscono i temi principali di Carni scosse, i cui personaggi appaiono dominati dal gusto perverso della beffa e della vendetta. Un mondo fittizio che sa mettere a dura prova i nervi del lettore, catturandolo in un'atmosfera visionaria e a tratti febbrilmente sensuale, come se le invenzioni di Flannery O'Connor fossero riscritte da Mandiargues. Queste carni vanno intese nel duplice senso di corpi e di esistenze: lacerate nel profondo, disumanizzate dalla reciproca sopraffazione.
Ogni personaggio mostra un cinismo, una tale mancanza di sostegni etici che potrebbe essere stato ideato soltanto da un misantropo. Non rivelerò le fabulae contenute nei nove racconti, ma il lettore si prepari ad accettare per plausibili – anzi, quasi necessarie – mostruosità fisiche e morali a getto continuo. Va inoltre osservato come qui si dispieghi fin dall'inizio una radicata ed esplosiva misoginia, esibita e attentamente coltivata di veleno in veleno, a colpi di spillo o di machete.
Ai racconti di Carni scosse fa seguito L'anno bisestile, raccolta di “aforismi e micronarrazioni” (come suona il sottotitolo) in cui Marchisio ha modo di scatenare tutta la sua virulenta aggressività verbale e il suo gusto per la polemica e il paradosso. Mi ero appuntato una serie di frammenti irrinunciabili, e tuttavia ho finito per scoprire che essi sarebbero davvero troppi per una semplice citazione. Ma il lettore avvertito, dopo aver richiuso questo florilegio di pensieri ustionanti, non faticherà certo a trovargli adeguata collocazione tra i maestri dell'aforisma moderno, dei quali Marchisio, col suo ghigno beffardo, accoglie e rinnova la viva e inquietante eredità.
I martiri dell'inferno, ultima parte di questo libro, si presentano sotto forma di dialoghi, con più o meno ampie inserzioni narrative (nel primo e nel terzo va segnalata la figura di Incmaro, gustosissimo alter ego dell'autore). I temi dibattuti rinviano a sottili problemi teologici, una delle grandi passioni del nostro autore. Hans Urs von Balthasar scrisse una volta che l'inferno esiste ma probabilmente è vuoto. Verrebbe da domandarsi se Marchisio non capovolga la questione, minacciando un paradiso pressoché deserto! L'ultimo dialogo, Sotto il cielo di Dio, schiude comunque prospettive nuove e sorprendenti, quasi il nostro autore stesse ormai virando in direzione di un inedito e non meno atrabiliare dogmatismo, teso a porre sullo stesso piano le religioni monoteistiche al fine di spremerne una ancor più severa precettistica.
Gli antichi ponevano nella bocca dei morti una moneta, affinché potessero pagare il traghettatore dello Stige. Oboli di Caronte si rivela dunque un titolo appropriato, poiché allude alla dimensione funebre e in un certo senso iniziatica di questa miscellanea ribelle a qualsiasi classificazione. Interpretando correttamente le immagini incise su ogni obolo (vale a dire ogni racconto, aforisma e dialogo), il lettore sarà infatti pronto a compiere il suo viaggio nell'invisibile. Senza mai muoversi dalla poltrona».

JAN MALWAERT

Carni scosse di Mario Marchisio

Carni scosse di Mario Marchisio


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«[...] è l'esemplarità estetica, piuttosto che quella morale, a portare lo spirito nei riposanti pèlaghi della ri-creazione, ove appunto sia possibile creare di nuovo, in noi stessi e per noi stessi i fatti narrati, le vicende “reali” della fantasia e così riviverle e farle rivivere appassionatamente, con sentimento tragico e quindi catartico; poiché – come scrive Unamuno, senza sentire appassionatamente e tragicamente la tensione suprema della nostra volontà a non essere, che è poi tensione a essere in modo supremo, non arriveremo mai a “creare creature reali e, pertanto, a trarre piacere da alcun romanzo né dalla vita”.
Questo fecondissimo paradosso legittima i racconti di Carni scosse, di Mario Marchisio, i quali peraltro troverebbero già amplissima ragione di esistere nell'alta qualità della scrittura, sempre improntata ai principi della nitida chiarezza, della formulazione sbalzata come una scultura, della immagine avvivata come una pittura, della compostezza infine, anche laddove i tocchi più visionari impongono, solo se necessaria, la loro intemperanza espressiva. Ma c'è poi diversità fra le qualità etiche e quelle estetiche? Noi crediamo di no.
Le più colossali atrocità non possono realmente suscitare raccapriccio in questi racconti marchisiani: e non perché non siano da prendersi sul serio, al contrario! Serissimo è il modo in cui vengono ricreate dalla e nella finzione artistica e quindi rese gradite all'anima, che le condurrà, a lettura terminata, nei territori dello Spirito. Quasi un processo di edificazione interiore. Né ciò che scuote l'anima e la sprona a ardui cammini può lasciare inalterate e indifferenti le carni.
Il male, la morte, la follia, la beffa e la vendetta, il delitto, l'orrore, ma anche la bellezza a un tempo concreta e ineffabile delle forme apparenti, dei fenomeni, e l'ironia anche, a tutto condire col suo sapore piccante eppure passeggero: questi gli elementi che costituiscono la festosa imbandigione che Mario Marchisio ammannisce ai lettori delle sue prose narrative».

ANDREA LAIOLO

La falena sulla palpebra di Mario Marchisio

La falena sulla palpebra di Mario Marchisio

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«Imagerie di una nitida, sorprendente machina barocca che snocciola in sonetti marinisti, tasseschi madrigali, quartine, sestine, haiku, salmi, un Inno alla Morte.
La scrittura, scaturita dalla reclusione, è affidata a foglie smarrite come le sentenze della Sibilla. Le parole, arate dall’amore, seguono i solchi inesorabili di una dettatura d’Angoscia. Da un verso a un altro verso i significati echeggiano foschi preannunci di annientamento.
Emblemi piangenti, sanguinanti arredi, dicono la Vita. Una vita che cammina a gran giornate sugli orli dell’abisso verso la morte. Sabbia, rovine, spade in agguato, corvi e un’aquila lassù: condizione inebriante ma vacua dell’esilio. Deserti, foreste, stelle che si spengono. Urti, clangori, fascine che bruciano: nell’attesa dell’inverno la vita è un giorno, ancora un istante.
Emblemi di morte, una falce, una bara, e di guerra, squadroni di cavalleggeri, si scaraventano nel buio, cui si oppongono invano fragilità lucenti di rose, gigli, fulve margherite.
Sfingi di Volti femminili, dagli occhi vuoti, fiammeggiano lunatici tra nebbie gelatinose e vapori maligni, né preannunciano altro che l'impossibilita di presagi che non siano infausti. Spettri alitano sui campi coperti di neve.
Chronos governa inclemente sugli uomini, i loro fantasmi. Fuochi allungano ombre artigliate. La polvere domina il mondo. Il silenzio e la putredine cingono d’assedio gli spalti corrosi del mondo. L’anima è una foschia che avvolge e obnubila. Basilischi, salamandre, tritoni, aquile, vipere, scorpioni, specchi, marmi, alabastri, presidiano, plasmano e riverberano i sogni e le apparenze umane. Vermi, gufi, ragni, corone di spine, mantidi assassine, roghi e carogne custodiscono i sepolcreti e assimilano le carni alle loro forme. Avvolgono con le loro tele e le loro spire i viventi. La molteplicità delle specie, la moltiplicazione seriale degli oggetti e delle icone, producono una sovrabbondanza della morte.
Dio esiste, ma è lontano da qui. Una notte interrotta da barlumi di stupore, squarci di tenerezza. Angeli apocalittici palpitano tra le cose del mondo, in un vicino altrove, ma anche gli angeli muoiono, ogni Speranza di ricongiungersi in Lui è riposta in un aldilà, dove terra e cielo, fango e astri, si ricompongano. Sulla Terra solo la molteplicità tentacolare e metamorfica delle tenebre, l’Inferno e il Demonio, le loro sembianze e le loro effigi, sono certi.
L’io, la realtà, il bene e il male: malintesi. Il Paradiso diventa una preghiera, una domanda, un’istanza, più che una speranza, data la certezza dell’inferno in terra.
Di questo incredibile, sfolgorante lavoro in versi di Mario Marchisio, valga come sintesi la seguente quartina: «Penso alla morte ogni mattina./ Questo letto mi sembra una bara./ Eppure l’aria è cosi tiepida./ Eppure, sfrecciano all’agognata/ Fine insieme le cose a gara».

RINALDO CADDEO

Chi cerca si ferisce di Mario Marchisio

Chi cerca si ferisce di Mario Marchisio

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«Un dittico pittorico-filosofico di Mario Marchisio all'insegna del rigore formale e del suo corrispettivo etico, l'esigenza di comprendere. I saggi della prima parte (Tabula picta) indugiano su alcuni maestri italiani, da Carpaccio a Bronzino; segue un trattatello di misoginia estetica, uno studio su Bruegel e un elogio dei giardini e dei parchi come luoghi in cui la natura si esalta e si perfeziona in virtù dell'artificio. Nella seconda parte del volume (Tabula rasa) l'autore prende atto della gracilità metafisica di cui ha sofferto il pensiero novecentesco e tenta di evocare, destreggiandosi attraverso varie forme – anche tragiche – di epoché, un percorso rigenerante alle scaturigini della Tradizione».

 [Nota redazionale in quarta di copertina]

La chiarezza possibile di Mario Marchisio


La chiarezza possibile di Mario Marchisio


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«L'arte della parola e la sua punta di diamante, la poesia, si sforzano da sempre di dare ordine al caos conquistando, per sé e per i lettori, la “chiarezza possibile”, specchio ustorio ma a nche balsamo prezioso. Passioni, polemiche, erudizione, accostamenti imprevisti: per uno scrittore come Mario Marchisio, tutto deve convergere verso quell'unica meta». «Al di là dei loro pregi intrinseci, le riflessioni e le interpretazioni di cui vive questo libro si faranno apprezzare per lo stile che le veicola: sorvegliato, garbatamente ironico e soprattutto votato al culto della proporzione e della misura. Fra i protagonisti di queste pagine: Defoe, Rolli, Alfieri, Blake, Foscolo, Gautier, Flaubert, Proust, Trakl, Montale, Borges».

[Nota redazionale in quarta di copertina]

domenica 23 giugno 2013

Teologia a muso duro di Mario Marchisio

Teologia a muso duro di Mario Marchisio


«Teologia a muso duro, di Mario Marchisio, ovvero come scandalizzare i cristiani benpensanti: sia quelli d'orientamento progressista e lassista, in voga da alcuni decenni, sia quelli tradizionalisti, da quasi un secolo pochi e depressi. Il ritratto in controluce di una religione ormai sfigurata e moribonda, madre e vittima del moribondo Occidente».

 [Nota redazionale in quarta di copertina]

Il viandante di Mario Marchisio

Il viandante di Mario Marchisio

 
«Imponente regesto dei moti del cuore, Il viandante, di Mario Marchisio, è una raccolta molto lavorata e assai ben organizzata, stretta e coerente dall'inizio alla fine [...].
Al Viandante va riconosciuto il pregio di una lingua rigogliosa e sonante, condotta sempre con eleganza e senza un cedimento. È una poesia che definirei “perennemente in marcia”, proprio come il suo protagonista: qui ogni palpito, ogni parola, ogni occasione viene trasformata in verso, secondo un modo di sentire (e di vivere) intensamente tragico che richiama alla mente il prediletto Alfieri.
Passato con regolarità al vaglio della poesia, il sentimento si dilata, diventa il mondo intero: si rifrange e moltiplica, invade il paesaggio, nella varietà dell'invenzione tenta di rifare nuova ogni immagine vecchia. È il suo vero pregio, mi pare: battendo e ribattendo questa sottile lamina d'oro, ne escono versi preziosi e autentici [...].
Poesia di immagini, dunque, che sembrerebbe intenzionata a svelare il mistero del rapporto amoroso attraverso la costruzione di un vasto repertorio di casi: quasi a tentare di dire tutte le parole così da nominare, prima o poi, quella segreta. Infine, una poesia di domande. Che, se anche non esplicite, stanno come in sottofondo a tramare il tessuto del libro e in qualche modo a contraddirlo, qui e là insinuando una voce da filosofo scettico.
“Dov'è finita mai la salamandra / che sorrideva in mezzo al fuoco?” si domanda Mario Marchisio. Ma di chi è emblema l'araldico animale, che per la leggenda è nato dal fuoco e dunque non lo teme? Simbolo del guerriero valoroso, che getta il cuore nelle imprese più difficili, qui non allude forse al poeta, che sa gettare uno sguardo appassionato e fermo sulla vita?». «Sul confine incerto di questo fuoco, nell'oscillare delle sue tante melodie, prosegue il cammino inquieto di questo Wanderer».

GIACOMO AFFENITA

Versi giocosi e satirici di Mario Marchisio

Versi giocosi e satirici di Mario Marchisio


  «Già un primo approccio con la poesia “giocosa e satirica” di Mario Marchisio evidenzia alcune chiavi di lettura tematiche e stilistiche: il procedere per dualità inconciliabili, il rifiuto gnostico della vita come imperfetto riflesso della Verità, l’atteggiamento titanico di fronte a questa crasi, la centralità della morte, il tono sarcastico, l'enunciazione perentoria che tende spesso allo gnomico; ovvero, da una diversa prospettiva, il ritrarsi dalla carne come ricetto di tutti i mali per trovare rifugio oltre essa: nella morte, appunto, che rende concretamente visibile la putredine morale della vita.
Vita e morte si fissano come in un gioco di specchi: se la prima è ingiuriosa morte-in-vita, in cui è già molto lo scoprirsi capaci di rifiuto e ribrezzo, toccherà paradossalmente alla morte compiere la purgazione nel nome del nulla – o meglio, dell'annullamento dell'ingiustizia e del peccato –, giacché non vi è, in Marchisio, contemplazione del nulla o della morte in quanto tali (il che, in fondo, si risolverebbe in dato estetico), ma piuttosto un'attenzione compiaciuta sul giusto disfacimento di cui la carne è erede.
Questo libro illumina l’opera di un autore di rara completezza stilistica e tematica: non sono molti i poeti che, partendo da una matrice filosofica, sanno svilupparla in slancio lirico, vena di paradossale arguzia, epigrammaticità satirica e persino levità comica (vera rarità nella nostra storia letteraria, quando si voglia andare oltre il bozzetto caricaturale): verrebbe anzi la tentazione, ripercorrendo la multiforme e frastagliata produzione di Marchisio, di trovare almeno un comune denominatore; e si finirebbe, al di là di quella che Lorenzo Morandotti felicemente definisce “compresenza armonica di opposte tensioni”, con il ricostruire una mappa tematica e un catalogo di stilemi, perdendo di vista le insopprimibili contraddizioni che costituiscono la basilare, anche se paradossale, coerenza del sistema testuale di Marchisio».

MAURO FERRARI

I dialoghi di Incmaro di Mario Marchisio

I dialoghi di Incmaro di Mario Marchisio

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mercoledì 12 giugno 2013

Biliografia della critica

Contributi principali

AA. VV., Scritti su "Il viandante", «Hebenon. Rivista internazionale di letteratura», Aprile 2003, pp. 72-101 (saggi di Giacomo Affenita, Rinaldo Caddeo, Sergio Calzone, Mauro Ferrari, Franco Pappalardo La Rosa).

BENASSI Luca, Rivi strozzati. Poeti italiani negli Anni Duemila, Lepisma, Roma 2010, pp. 172-175.

BERTOLDO Roberto, Secolarizzazione e dogmatismo, «Nuovi Confini», Aprile 2002, pp. 23-27. 

BERTOLDO Roberto, Sinapsi dell'argomentazione, «Hebenon», Ottobre 2003, pp. 59-64.

CACCIA Gianni, Amor Mortis, «La Clessidra», Ottobre 1995, pp. 51-60.

CARAMAGNA Fabrizio, La scrittura aforistica di Mario Marchisio, «Aforistica/mente», rivista on line, 19 novembre 2011.

MAZZARELLI Paola, La fede adunca dello scettico, «La Clessidra», Novembre 2004, pp. 55-58.

MONTALTO Sandro, L'alcova di marmo, in: Compendio di eresia, Joker, Novi Ligure 2004, pp. 153-164.

MONTALTO Sandro, Lo stile e la precisione della ferita, in: Tradizione e ricerca nella poesia contemporanea, Joker, Novi Ligure 2008, pp. 151-158.

MORANDOTTI Lorenzo, Tra alcova e bara, in: Il sogno condiviso. Tre voci della poesia italiana contemporanea, Ripostes, Salerno 1993, pp. 47-66.

OCCELLI Emanuele, Dualismo, in: Oltre lo specchio, Edizioni dell'Orso, Alessandria 2004, pp. 153-172.

RIENZI Alfredo, Del qui e dell'altrove nella poesia italiana moderna e contemporanea, Edizioni dell'Orso, Alessandria 2011, pp. 109-124.